101 LAVORATORI SFRUTTATI A REGGIO EMILIA: CONDIZIONI DISUMANE NEI LABORATORI TESSILI
- Resistenza Popolare
- 31 ott 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Nel cuore di Reggio Emilia, città emblema del "Made in Italy", sono state trovate condizioni di lavoro che ricordano i peggiori scenari di sfruttamento. Più di cento lavoratori – uomini e donne, migranti in fuga dalla povertà e dalla guerra, spesso privi di documenti – costretti a vivere e lavorare in fabbriche tessili dove il diritto al riposo e alla dignità sono inesistenti. Zhongli, Muhammad, Naeem e Safeer, ognuno con una storia di sacrificio e di speranza, erano sfruttati fino all'osso: turni di 14 ore, stipendi di 0,50 euro l'ora e materassi a terra per la notte accanto alle postazioni di lavoro.
Non siamo di fronte a un caso isolato. Il caporalato e il lavoro nero non risparmiano neanche il tessuto produttivo dell'Emilia-Romagna, dove padroni senza scrupoli come He Huanliang e Chen Yongzhen sfruttano la fragilità e il bisogno di sopravvivenza di chi, per disperazione, accetta condizioni disumane. Questi lavoratori, anziché trovare un rifugio sicuro in Italia, vengono inghiottiti da un sistema che li tratta come merce a basso costo.
È inaccettabile che mentre i profitti dei padroni si gonfiano, la dignità umana venga calpestata con una ferocia simile. Questa non è solo una questione di legalità: è una battaglia per la giustizia sociale. La repressione dei crimini è necessaria, ma non può bastare. Bisogna combattere il sistema che permette e incentiva lo sfruttamento, un sistema capitalista che fa della precarietà e della miseria la base del proprio profitto.
Noi non ci stancheremo di denunciare questi crimini e di organizzare la lotta per l'autonomia dei lavoratori, perché solo unendo le forze e promuovendo comitati autonomi e sovranità operaia si potrà spezzare il ciclo di sfruttamento e oppressione che si perpetua in ogni settore produttivo.

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