ANCHE IL PARLAMENTO SI COSTRUISCE LA SUA SOCIETÀ IN HOUSE
- Resistenza Popolare
- 31 mar 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Tra le tante le idee (stravaganti?) di gestione dei servizi pubblici in Italia, quello più in voga nell’ultimo periodo è sicuramente la società in “house” per la gestione di beni pubblici come l’acqua, la sanità, la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti urbani.
Ma oggi, anche il Parlamento Italiano decide di costruirsi la propria società in “house” per gestire i servizi per i parlamentari come ad esempio la Buvette, i Parcheggi, il servizio di facchinaggio ecc.
Un milione di euro il capitale sociale versato.

Ma cos’è una Società in House? È una società di diritto privato controllata dagli enti che ne sono promotori, proprietari e/o azionisti (Comuni, Provincie, Regioni e ora anche la Camera dei Deputati), quindi potrebbe sembrare una soluzione positiva se non ragioniamo in modo complessivo e se non pensiamo a cosa potrebbe accedere nel futuro prossimo.
Una Società in “house” è a tutti gli effetti una società di Diritto Privato, e di conseguenza non è obbligata, come un ente pubblico, a rispettare, ad esempio, le regole degli appalti; quindi, possono affidare qualsiasi lavoro, di qualsiasi importo fino a 140mila euro a chi gli sta più “simpatico”, senza nessuna gara di appalto e, soprattutto, senza la “scocciatura” del possibile controllo da parte dell’ANAC e della Corte dei Conti.
Una Società di Diritto Privato non è obbligata, ad esempio, a bandire Concorsi Pubblici per l’assunzione di Personale dando in pratica la liceità alle pratiche clientelari mai sopite dai politicanti italici.
Ma la cosa fondamentale che nessuno dice, è che qualsiasi socio (quindi l’ente) della società di Diritto Privato può vendere le proprie quote a un privato creando le condizioni per una privatizzazione selvaggia di tutti i servizi pubblici senza nessun vincolo stabilito dalle leggi dello Stato.
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