CALDEROLI CI DICE CHIARAMENTE DOVE VUOLE ARRIVARE: AUTONOMIA DIFFERENZIATA = PRIVATIZZAZIONI
- Resistenza Popolare
- 13 ago 2024
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Sul "Sole 24 Ore" è comparsa un'intervista al ministro Calderoli che merita una riflessione critica. Il titolo promette risposte concrete: "Vi dico dove troverò le risorse per l'Autonomia differenziata". Tuttavia, leggendo l'articolo, emerge una realtà ben diversa. Calderoli propone di trovare queste risorse attraverso la spending review, un concetto già ampiamente utilizzato e che si basa sull'idea che, nei miliardi di spesa pubblica, sia facile reperire i fondi necessari per garantire i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP) in tutte le aree del Paese.
Ma qui sorge una contraddizione evidente: in un contesto in cui la spesa sanitaria pubblica è già al limite, superando di poco il 6% del PIL e con un trend di contrazione, Calderoli suggerisce ulteriori tagli. E come modello da seguire, cita le Regioni dove la sanità è già ampiamente privatizzata. Questo ci porta a una conclusione chiara: l'Autonomia differenziata, secondo questa visione, potrebbe significare una maggiore privatizzazione dei servizi essenziali.
Come se non bastasse, lo stesso giorno il viceministro Leo rilascia un'altra intervista in cui propone una riduzione dell'Irpef per i ceti medi, senza però indicare chiaramente dove verranno reperite le risorse, se non facendo riferimento a un eventuale sopragettito del concordato preventivo. In altre parole, si parla di tagliare le tasse senza una reale copertura finanziaria, il che potrebbe portare a ulteriori privatizzazioni dei servizi pubblici.
Queste posizioni pongono seri interrogativi sul futuro del nostro sistema pubblico. Proposte come queste rischiano di ampliare le disuguaglianze territoriali e sociali, privilegiando le Regioni già avvantaggiate e spingendo verso una privatizzazione sempre più marcata di settori cruciali come la sanità. Una politica che appare lontana dal garantire equità e coesione sociale.
L’autonomia differenziata rischia di frammentare il Paese, creando cittadini di serie A e di serie B, e minando l’accesso universale ai servizi essenziali. Non è una soluzione, ma una minaccia all’unità e alla solidarietà nazionale.

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