IL FASCISMO AVANZA SFRUTTANDO IL REVISIONISMO STORICO

Il totalitarismo “liberale” si tinge sempre più di nero, accentuando la censura contro ogni forma pur minima di dissenso. Il caso del tweet della prof.sa Di Cesare sulla morte dell’ex brigatista Balzerani viene così usato strumentalmente dal regime per criminalizzare non solo le BR, ma anche ogni forma di pensiero che osi scostarsi dalla vulgata revisionista promossa in maniera bipartisan da ormai 30 anni, quando il pidiessino Violante, dagli scranni della presidenza della Camera dei Deputati (1994), iniziò l’opera di riabilitazione dei “repubblichini” di Salò equiparandoli ai partigiani.

Qui non si tratta di fare la difesa delle Brigate Rosse, la cui tattica si è dimostrata sbagliata e perdente, ma di denunciare la costante amnesia che colpisce fascisti e liberali: dimenticano costoro che gli anni ’70 sono stati caratterizzati anzitutto dalla violenza di Stato, dalla strategia della tensione, dalle bombe fasciste pilotate da servizi segreti che usavano materiali provenienti dalle basi della NATO, in accordo con logge massoniche (P2) e strutture segrete come la Gladio.

La protesta armata, verso la quale hanno simpatizzato e militato ingenuamente ed erroneamente tanti giovani e militanti, è stata manovrata ad arte dal regime attraverso adeguate infiltrazioni nel movimento, ma in ogni caso si presentava come una violenza difensiva in risposta ad un’offensiva stragista lanciata da una borghesia timorosa di una reale democratizzazione del paese.

Si cerca oggi di omettere questi aspetti attaccando la libertà di pensiero e di parola. È l’ennesima violazione illiberale della Costituzione, che serve a colpire quei docenti che mantengono cultura e memoria storica. La scuola pubblica è uno degli ultimi bastioni di potenziale opposizione contro il revisionismo orwelliano del regime. Colpire i docenti e imporre la verità storica di Stato è operazione degna di un regime fascista!