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L'ILLUSIONE DEL PROGRESSO DIGITALE: COME LE PIATTAFORME TURISTICHE RAFFORZANO LA PRECARIETÀ E DISTRUGGONO IL LAVORO DIGNITOSO

  • Immagine del redattore: Resistenza Popolare
    Resistenza Popolare
  • 14 ago 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

Nel contesto del capitalismo avanzato e predatorio, le piattaforme digitali come Airbnb, Booking ed Expedia vengono spesso celebrate come motori di crescita e innovazione. Queste app, capaci di connettere strutture ricettive con milioni di clienti, promettono di migliorare il settore turistico, incrementare i profitti e portare prosperità. Tuttavia, la realtà che si cela dietro la facciata della "rivoluzione digitale" è ben più oscura. Queste piattaforme alimentano la precarietà lavorativa, riducono i diritti dei lavoratori e consolidano il potere monopolistico delle grandi corporazioni, schiacciando le classi lavoratrici.



Uno studio recente condotto dagli economisti Valeria Cirillo, Massimiliano Deidda, Dario Guarascio e Jacopo Tramontano ha evidenziato l'impatto negativo delle piattaforme digitali sul settore turistico italiano. I risultati parlano chiaro: più una struttura ricettiva dipende da piattaforme come Booking, maggiore è il livello di precarietà tra i suoi lavoratori. Questo è il risultato diretto del modello di business imposto da queste piattaforme, che operano come

intermediari monopolistici.


A Milano, la situazione è particolarmente preoccupante. Con oltre 17.000 annunci su Airbnb, la città è diventata uno dei principali mercati turistici in Italia. Tuttavia, la concentrazione di affitti a breve termine ha contribuito ad aumentare il costo degli affitti per i residenti e a intensificare la precarietà lavorativa nel settore dell'ospitalità. I lavoratori milanesi, come i loro colleghi in altre città, sono sempre più spesso soggetti a contratti a tempo determinato e ad altre forme di impiego flessibile, il tutto per mantenere i margini di profitto delle strutture dipendenti dalle piattaforme.


Roma, con oltre 30.000 annunci su Airbnb, vive una situazione simile. Il turismo di massa alimentato dalle piattaforme digitali ha trasformato il centro storico in un'enclave turistica, dove i residenti sono costretti a lasciare il posto ai turisti. Le strutture ricettive della capitale, sotto la pressione delle piattaforme, tendono a ridurre i costi operativi a scapito dei salari e della stabilità occupazionale dei lavoratori.


A Bologna, la città ha visto un'esplosione di oltre 7.000 annunci su Airbnb, con un prezzo medio per notte che arriva fino a 120 euro nelle zone centrali. La dipendenza delle strutture ricettive dalle piattaforme digitali è evidente, con il 48,5% delle strutture italiane che ottiene almeno la metà del proprio fatturato da queste piattaforme. Questo ha portato a una diffusione della precarietà tra i lavoratori del settore.


Le piattaforme digitali impongono commissioni che variano dal 15% al 20% sulle transazioni, un costo significativo per le imprese turistiche, che si vedono costrette a sacrificare i diritti dei lavoratori per mantenere margini di profitto accettabili. Nelle strutture più dipendenti da queste piattaforme, il tasso di precarietà è significativamente più alto rispetto a quelle che non ne fanno uso. Il ricorso a contratti a tempo determinato, collaborazioni occasionali e altre forme di impiego flessibile è ormai la norma.


Questa realtà non è solo una questione economica; è l'espressione di un sistema più ampio, quello del capitalismo contemporaneo, che Samir Amin, celebre economista marxista, ha definito come un regime totalitario dei monopoli. Amin ci ha messo in guardia contro l'illusione che il capitalismo, nelle sue forme più moderne, possa essere temperato o riformato. Il capitalismo monopolistico globale non è solo un sistema economico, ma una macchina di sfruttamento sistematico che opera a livello mondiale per consolidare il potere delle élite e impoverire le masse.


Le piattaforme digitali sono l'emblema di questo totalitarismo capitalistico. Operando sotto la maschera dell'innovazione e della comodità, esse impongono condizioni draconiane alle imprese e ai lavoratori. Il controllo esercitato da queste piattaforme non si limita alle transazioni economiche; si estende anche alla visibilità delle strutture ricettive, determinata da algoritmi opachi che favoriscono chi può pagare di più per promuovere la propria attività. Questo sistema crea un ulteriore strumento di pressione, in cui le strutture sono costrette a investire in costose campagne di marketing per mantenere la propria visibilità online, spesso a scapito delle condizioni di lavoro dei propri dipendenti.


In questo contesto, parlare di "mercato libero" è un'assurdità. Le piattaforme come Booking non sono semplici intermediari; sono i nuovi padroni del sistema turistico globale, capaci di dettare le condizioni economiche e lavorative. Solo l'11,6% delle strutture ricettive riesce a negoziare le condizioni con le piattaforme, mentre la stragrande maggioranza subisce passivamente le regole imposte dai colossi digitali. È un rapporto di subordinazione che ricorda da vicino le dinamiche coloniali, dove le economie periferiche sono costrette a conformarsi ai voleri delle potenze centrali.


Il problema non riguarda solo il turismo, ma si estende a tutti i settori dove le piattaforme digitali hanno preso piede. Pensiamo ai rider di Deliveroo e Glovo, costretti a lavorare senza alcuna sicurezza o garanzia, reclutati come collaboratori occasionali per minimizzare i costi. Anche qui, le piattaforme esercitano un controllo totalitario sulle condizioni di lavoro, offrendo salari da fame e nessuna tutela contrattuale.


Secondo Amin, questa è la naturale evoluzione del capitalismo monopolistico: un sistema che concentra il potere e la ricchezza nelle mani di pochi, mentre marginalizza e sfrutta la maggioranza. La sovranità economica dei paesi e la dignità dei lavoratori sono sacrificati sull'altare del profitto, in un processo che Amin definisce "accumulazione su scala mondiale". Le multinazionali e le piattaforme digitali sono i nuovi strumenti di questo sfruttamento, perpetuando un sistema di dipendenza che impoverisce le economie locali e distrugge le comunità.


La resistenza a questo modello è necessaria e urgente. Le forze progressiste devono unirsi per sfidare il potere delle piattaforme e dei monopoli digitali, costruendo alternative che promuovano un'economia più giusta ed equa. Come sottolinea Amin, è fondamentale spezzare le catene del capitalismo globale e perseguire uno sviluppo autonomo e sostenibile, che metta al centro il benessere delle persone e non il profitto delle élite.


La lotta contro il dominio delle piattaforme digitali è una lotta per la libertà, la dignità e la giustizia sociale. Non possiamo permettere che il capitalismo monopolistico continui a dettare le nostre vite, a scapito dei diritti dei lavoratori e delle economie locali. Dobbiamo resistere, costruire solidarietà internazionale e promuovere un modello di sviluppo alternativo, che sfidi il totalitarismo del capitale e apra la strada a un futuro più equo per tutti.


Davide Guerra resp. Dipartimento Lavoro di Resistenza Popolare

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