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LA NOSTRA AZIONE IN ITALIA: UNITÀ DEI COMUNISTI, RAFFORZARE L'ORGANIZZAZIONE DI AVANGUARDIA E COSTRUIRE UN FRONTE ANTIMPERIALISTA DI MASSA

  • Immagine del redattore: Resistenza Popolare
    Resistenza Popolare
  • 15 nov 2024
  • Tempo di lettura: 6 min

Intervento del compagno Alessio Azzarà alla conferenza internazionale di Dakar del 25 e 26 ottobre 2024


<<Porto i più sentiti saluti da Resistenza Popolare. Ringraziamo i compagni coreani per averci invitato, è un onore essere qui oggi. Abbiamo cercato di essere presenti a questo incontro, nonostante le difficoltà, perché siamo ben consapevoli dell’importanza fondamentale dell’anti-imperialismo, soprattutto ai giorni nostri. 

È importante non solo in quanto l’imperialismo, cancro della terra da estirpare, è il nemico principale dei popoli di tutto il mondo, ma anche perché, come abbiamo visto in Italia, in Europa e nel mondo, gli orrori delle guerre imperialiste sono sotto gli occhi di tutti, scuotendo le coscienze di persone che prima di oggi poco avevano avuto a che fare con la politica e con le manifestazioni pubbliche di dissenso.

L’anti-imperialismo, in tutte le sue declinazioni, può essere il principale filo conduttore – anche se non l’unico ovviamente -- che può legare le organizzazioni politiche sia a livello internazionale che nazionale. È lo spartiacque per capire quali organizzazioni, che si definiscano comuniste o meno, possono essere nostre alleate nella lotta contro il regime delle élite borghesi. 

Includo le organizzazioni non comuniste perché in Italia, soprattutto dopo la pandemia del Covid-19, molte persone non politicizzate hanno capito che nel nostro paese la politica non conta più niente: è asservita ai grandi gruppi finanziari e alle multinazionali. Per noi comunisti italiani questo è un momento storico molto importante per poter provare ad essere avanguardia e veicolare il malessere generalizzato del popolo italiano. 

Anche se mancanti di un’analisi complessa della società, tali organizzazioni politiche sono nate con l’ottica di combattere contro questi poteri sovranazionali. Qualcuna è sparita con il Covid, qualcun’altra ha provato con scarso successo ad inserirsi tra le maglie delle istituzioni borghesi. Ciò che è sicuramente rimasto intatto è il malessere delle persone che vivono del proprio lavoro, che giorno dopo giorno vedono fare a pezzi i propri diritti sociali. Il diritto alla casa, alla sanità, all’istruzione. In poche parole, il diritto ad una vita dignitosa. Purtroppo sono ancora molte le persone che, ingannate dalla propaganda borghese, vedono il comunismo come qualcosa di cui avere paura. Il comunismo viene presentato perfino nei manuali scolastici come un totalitarismo affine al nazionalsocialismo: Anche la socialdemocrazia la bolla come una dittatura illiberale, e nel senso comune popolare è diffusa l’idea che il socialismo sia collegato ad un regime illiberale che crea povertà. come, se non peggio, quella attuale neoliberista. 

Di fronte al crollo del socialismo reale il residuale movimento comunista occidentale è degenerato rapidamente, sacrificando sull’altare non solo Stalin e Mao, ma anche Lenin ed Engels, rimanendo attaccato al solo Marx e avviando al più la riscoperta di altre correnti socialiste e marxiste eterodosse. L’abbandono del leninismo ha alimentato l’incapacità di contenere l’offensiva neoliberista, sfociata in una “seconda restaurazione” su cui si è eretto l’attuale totalitarismo “liberale” o, se preferite, “capitalista”, “borghese”: un regime capace di perpetuare se stesso grazie al controllo pressoché totale esercitato da una ristretta élite borghese transnazionale non solo sulle strutture economiche e politiche, ma anche su quelle culturali – compresi i circuiti mediatici principali e l’istruzione scolastica e accademica, che vanno a forgiare laureati ancor più indottrinati e arroganti. Questo regime continua a sussistere in Occidente nella sfera ideologica nonostante la crisi oggettiva di fiducia verso gli attuali gruppi dirigenti. Stando ad un rapporto del CENSIS del 2021, più del 50% degli italiani è convinto che esista una casta mondiale di superpotenti che controlla tutto, che le multinazionali sono le responsabili di tutto ciò che accade, e che esiste uno “Stato profondo”, non pienamente democratico, nelle mani di un gruppo di potenti composto da politici, alti burocrati e uomini d’affari. Questa coscienza diffusa del carattere elitario dell’attuale regime non si è però accompagnata ad una ripresa di paradigmi social-comunisti.

A 35 anni dalla caduta del muro di Berlino i comunisti in Occidente non sono ancora riusciti a concretizzare una proposta moderna di un socialismo possibile per l’Occidente. Non solo, ma spesso sono regrediti su molti temi, tra cui in primo luogo l’analisi delle questioni internazionali e dell’imperialismo, dove in troppi blaterano di “opposti imperialismi” e rifiutano di riconoscere la legittimità degli sviluppi del Partito Comunista Cinese e del “marxismo orientale”; altri accusano di “stalinismo” o “rossobrunismo” chi difende il socialismo reale spiegando che la sua demonizzazione è conseguenza di un’efficace battaglia delle idee condotta dalla borghesia. Sia chiaro: la risposta ai nostri problemi non passa dall’elogio acritico del comunismo novecentesco, né dal mero recupero del marxismo-leninismo, ma certo è indispensabile spazzare via la mole di fango che è stata gettata dalla borghesia e dai critici di sinistra su tali sistemi e paradigmi. Trovare un bilancio equilibrato di queste esperienze senza essere subalterni al pensiero borghese è il primo passo necessario per gettare l’acqua sporca salvando il bambino.

Ciò che è successo con la pandemia sta accadendo anche con il genocidio in Palestina. Sono troppi gli orrori perpetrati dallo stato terrorista di Israele perché questi passino inosservati. Siamo consapevoli del nesso organico tra l’imperialismo sionista e quello occidentale a guida statunitense. E non bastano le leggi sulla sicurezza che criminalizzano chi protesta nelle strade e nelle piazze. Sempre più persone si stanno unendo al grido di aiuto del popolo palestinese, che è diventato il simbolo in occidente della resistenza alle barbarie della NATO e dei suoi alleati. Non possiamo permettere che tutto questo vada avanti.

Oltre a recuperare una teoria forte, che parta da un impianto marxista-leninista aggiornato alla fase attuale, stiamo lavorando alla riunificazione delle forze comuniste presenti nel nostro Paese. In Italia la “diaspora” dei comunisti, suddivisi oggi una decina di gruppi di media consistenza e spesso in lotta tra loro, ha sterilizzato la possibilità di costruire un’avanguardia politica unica e riconosciuta da parte del popolo. 

Per cogliere questo momento prima di tutto dobbiamo riuscire nell’impresa di riunire i comunisti, o almeno i marxisti-leninisti, sotto un'unica organizzazione, un unico Partito. Finchè saremo divisi, non saremo credibili agli occhi di chi, In Italia, crede ancora nel nostro simbolo. La cultura occidentale è individualista, e queste dinamiche individualiste si ritrovano purtroppo anche tra coloro che si definiscono comunisti. Troppo spesso assistiamo a opportunismi tesi a difendere il proprio orticello, a dogmatismi e infantilismi che di comunista non hanno niente. D’altronde, in una società individualista, il primo lavoro che un comunista dovrebbe fare è su sé stesso, come diceva anche Gramsci. Dobbiamo lavorare per uscire dalla frammentazione e unirci come dita in un unico pugno per spezzare le catene e le gabbie dell’imperialismo della NATO e dei suoi servi. 

UNIRE, RAFFORZARE, ALLARGARE. Questi tre sono i compiti che ci stiamo dando nella nostra organizzazione, Resistenza Popolare. 

Purtroppo ancora oggi ci sono posizioni diverse all’interno del panorama comunista in Italia e in Europa su quali siano i paesi e i governi da definire imperialisti. Per quanto ci riguarda sappiamo bene quali paesi meritino questo appellativo: i paesi NATO, USA in testa, e i suoi alleati. 

Dobbiamo lavorare affinché chi sostiene ancora la tesi degli opposti imperialismi, chi vede Cina e Russia come paesi imperialisti, capisca che questa posizione non è corretta, oltre ad essere controproducente. Come diceva Lenin: “Chi non sta da una parte o dall'altra della barricata, è la barricata.”

Dobbiamo far sì che il movimento comunista in Italia esca dai dogmatismi, dagli idealismi, dai purismi, dall’eterna attesa di qualcuno o qualcosa che magicamente riporti il comunismo in Italia ai fasti del vecchio Partito Comunista Italiano del dopoguerra.

Abbiamo da diversi mesi un tavolo nazionale assieme ad altre tre organizzazioni comuniste: il Movimento per la Rinascita Comunista, Patria Socialista e Costituente Comunista. Stiamo costruendo relazioni e approfondendo il dialogo con la Rete dei Comunisti, e lavoriamo al tentativo di rifondazione di un unico partito comunista aperto a chi condivide la nostra analisi sulle questioni internazionali, chiarendo che la nostra linea non può che passare dall’appoggio incondizionato alle lotte antimperialiste del proletariato mondiale. Il nostro obiettivo è allo stato attuale quello di costruire un movimento comunista efficace e adeguato alla lotta contro le organizzazioni social-imperialiste, quelle che chiamiamo “la sinistra della NATO”. Nell’allineamento alla lotta contro l’imperialismo occidentale troveremo la sintesi più avanzata per ricostruire il Partito e un più consapevole fronte antimperialista di massa. 

Questo è il progetto a cui stiamo lavorando in Italia, nella consapevolezza che un nuovo mondo è possibile, esiste già e anche se non è il nostro mondo ideale, ed ancora non è esente da contraddizioni, come d’altronde tutti i fenomeni umani, è sicuramente un passo avanti rispetto al mondo in cui siamo ora. Un mondo multipolare è possibile, anzi, è già qua. Dobbiamo combattere il nemico interno, formare una nuova classe dirigente e farci trovare pronti quando sarà il momento giusto. 

Compagni, che il vento della storia porti via le ceneri del vecchio mondo e ci sospinga verso nuovi orizzonti più sereni! Avanti fino alla vittoria!>>


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