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MARCO MAGRIN: MORTO DI FREDDO, UCCISO DAL CAPITALISMOIN ITALIA SI È POVERI ANCHE LAVORANDO, NON C'È PIÙ DIGNITÀ PER I LAVORATORI

  • Immagine del redattore: Resistenza Popolare
    Resistenza Popolare
  • 9 dic 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Marco Magrin, operaio di 53 anni, è morto in un box auto freddo e buio che aveva trasformato nel suo rifugio. Non perché fosse un vagabondo o un disoccupato, ma perché, pur lavorando, il suo stipendio non bastava per pagare un affitto. Marco è morto di povertà. Una povertà costruita a tavolino da un sistema che produce profitti per pochi e miseria per molti.

Nel nostro Paese, tutti dovrebbero vivere dignitosamente, soprattutto se uno lavora. Ma l’Italia del 2024 non è un Paese per lavoratori. Con salari da fame e affitti alle stelle, Marco rappresenta milioni di persone che ogni giorno scelgono tra mangiare, curarsi o avere un tetto. I dati parlano chiaro: 12 lavoratori su 100 sono poveri, e la percentuale sale al 17% tra gli operai.

E cosa fanno il governo? Abolisce i fondi per chi perde la casa, vendono il patrimonio immobiliare pubblico e lasciano le case vuote a marcire mentre migliaia di persone non hanno un tetto. A Treviso, dove Marco lavorava, ci sono 6.000 case sfitte, ma la Regione Veneto ha deciso di metterne 384 in vendita, anziché assegnarle a chi ne ha bisogno.

Non parlano di Marco perché non serve alla loro narrazione. Non era uno straniero, né un “criminale occupante”. Era un italiano, un operaio, uno di quei lavoratori che il governo dice di difendere, ma che lascia morire al gelo. Marco non è morto per caso: è stato ucciso da un sistema che sacrifica le vite dei lavoratori per tutelare gli interessi dei padroni.

Questa storia non è un’eccezione. È il simbolo dell’Italia di oggi: un Paese dove si lavora per restare poveri, dove le case sono vuote mentre le persone dormono in strada, dove le vite dei lavoratori valgono meno dei profitti delle imprese.

La morte di Marco non deve essere dimenticata. Deve diventare un grido di rabbia e di lotta. Noi comunisti non ci arrenderemo finché questo sistema non sarà abbattuto. Per Marco, per ogni lavoratore e lavoratrice che vive nell’ingiustizia, per un’Italia dove nessuno muoia più di povertà.





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