MULTATA PER SCARSA VELOCITÀ: LE AZIENDE DI DELIVERY PUNISCONO I RIDER PERCHÉ NON CORRONO ABBASTANZA
- Resistenza Popolare
- 30 ago 2024
- Tempo di lettura: 2 min
La vicenda di Bruna, rider di 33 anni, è solo l’ultimo esempio di come aziende del delivery come Glovo, Deliveroo, Just Eat e Uber Eats trattino i propri lavoratori come numeri, anziché persone. Dopo otto anni passati a pedalare per le strade, Bruna si è vista recapitare una raccomandata con una multa perché "non abbastanza veloce" nelle consegne. Nonostante le condizioni del traffico, del tempo e della strada siano fuori dal controllo dei rider, l'azienda ha deciso di punirla, riducendole tre ore di lavoro, basandosi esclusivamente sui freddi calcoli di un algoritmo.
Questo non è altro che il volto del capitalismo estremo, dove l'unico valore che conta è la produttività a qualunque costo, anche a discapito della dignità umana. Le aziende del delivery pretendono velocità e precisione, ma non considerano che i loro rider, come Bruna, affrontano ogni giorno una giungla urbana, fatta di traffico, ostacoli e imprevisti. Lavorano sotto il s

ole, la pioggia, e con il rischio costante di incidenti, tutto per una paga che spesso non permette neppure di vivere dignitosamente.
Quando Bruna ha cercato di difendersi, scrivendo una lettera all’azienda, la risposta è stata altrettanto automatica e disumanizzante: un testo pre-impostato di una lettera disciplinare. Nessun dialogo, nessuna comprensione. Le aziende come Glovo, Deliveroo e Uber Eats non sono interessate ai problemi reali dei loro lavoratori; per loro, i rider sono semplicemente pezzi intercambiabili in una macchina di profitto.
La realtà è che queste aziende stanno costruendo i loro imperi sullo sfruttamento di persone come Bruna. Non importa quanto lei ami il suo lavoro o quanto si sforzi di rispettare le regole: per loro, non sarà mai abbastanza. Se la velocità non è sufficiente, arriva la punizione. E se la punizione non funziona, c'è sempre un altro rider pronto a prendere il suo posto.
Questo è il vero volto del "gig economy": una macchina spietata che ignora i diritti e la dignità dei lavoratori, trattandoli come numeri su un foglio di calcolo. È ora di dire basta!
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