OPERAZIONI DI MERCATO O DI SUDDITANZA?LA RAPINA DI KKR E LA COMPLICITÀ DEL GOVERNO MELONI
- Resistenza Popolare
- 7 lug 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Pochi giorni fa -1 Luglio 2024- si è realizzata la cessione della società NetCo controllata da TIM al fondo speculativo statunitense KKR. L’operazione di cessione di NetCo porta nelle casse di TIM 22 miliardi, permettendo una riduzione del debito finanziario, al lordo degli aggiustamenti usuali per questa tipologia di operazioni, di 14,2 miliardi di euro.
In prima battuta andiamo a fare un po' di chiarezza riguardo le dinamiche specifiche della cessione. L'acquirente di NetCo non è direttamente il fondo KKR, ma una società “figlia”, Optics Bidco Spa, con un capitale sociale di 50mila euro, controllata da Optics Holdco Srl, con capitale sociale di 10mila euro, a sua volta controllata dal socio unico KKR. Il "sistema della partecipazione" di cui già Lenin ci parlava in "Imperialismo, fase suprema del capitalismo".

Resta un mistero come una società con un capitale così basso abbia potuto sostenere un'operazione da 22 miliardi di euro con un capitale sociale di soli 50 mila o addirittura 10 mila euro. Ma la fantasia dei capitalisti guidata dalla loro ingordigia per la rendita e il profitto ci viene in soccorso. Nel mondo della finanza esistono meccanismi che consentono di acquistare beni o società senza pagarli, uno di questi si chiama “leverage buy out” -una tecnica finanziaria in cui l’acquisto di un’azienda è finanziato principalmente attraverso il debito; questo può aumentare significativamente i rendimenti per gli investitori, ma comporta anche rischi elevati, in quanto il debito deve essere ripagato con i flussi di cassa generati dall’azienda acquisita-. In parole povere una società "figlia" di KKR acquista a debito le infrastrutture telefoniche del nostro paese impegnandosi a ripagare il debito con le entrate della stessa società acquistata. Un capolavoro della rapina, ma non è finita qui, manca ancora la ciliegina sulla torta.
Tim incassa 22 miliardi, ma in cambio non ha più le reti, diventerà una società di servizi e dovrà pagare a Optics Bidco l’utilizzo delle reti per l’erogazione del servizio, questo naturalmente porterà ad un solo risultato: aumento delle bollette.

KKR, tramite Optics Bidco, realizzerà una valanga di profitti, sia per gli interessi del credito riferito al debito contratto da Optics Bidco e Optics Holdco Srl per l'acquisto di NetCo, sia per i dividendi e per le speculazioni in Borsa. Come trasformare in pochi anni una delle migliori aziende italiane in una mangiatoia per padroni e speculatori.
Dopo tutto questo magna magna di soldi i più ingenui penseranno ad una serie di investimenti almeno minimi per potenziare le infrastrutture telefoniche migliorando il servizio verso l'utente finale, ma
gari ad un costo più contenuto. Purtroppo la storia recente del capitalismo finanziario ci insegna che questo non accade mai, gli investimenti verranno fatti solo ed esclusivamente se remunerativi, non considerando le necessità collettive e le responsabilità che il gestore di un bene pubblico dovrebbe avere -vedi gestione delle Autostrade negli ultimi lunghi anni, fra tragedie e ruberie varie-, la socializzazione delle perdite e la privatizzazione dei profitti continuerà indisturbata finché non vi verrà messo un argine.
Passiamo alla questione occupazionale. La forte riduzione dell'indebitamento finanziario passa anche attraverso la "cessione" di 20mila lavoratori da NetCo a FiberCoop, che vedranno quindi cambiare il proprio datore di lavoro. Facendo un punto numerico generale dei 38mila lavoratori TIM 16mila circa resteranno in Netco e la restante parte passerà a FiberCoop. Le condizioni sono ottimali per un depauperamento dei diritti maturati da questi più di 20mila lavoratori e il timore dal punto di vista occupazionale deriva da una semplice considerazione: il competitor più vicino, cioè Vodafone, ha un organico di 6mila lavoratori, molto inferiore rispetto a TIM. Il mercato è il mercato e la conclusione più certa porta ad una sola strada: esuberi e licenziamenti. Al momento non ci sono ancora informazioni certe riguardo le garanzie occupazionali, sia il fondo statunitense che il MEF sono stati abbastanza vaghi non entrando nel dettaglio.
Anche in un ottica di opportunità di mercato e interesse nazionale la mossa più ovvia sarebbe stata quella di vendere la compente dei servizi e usare gli introiti per effettuare investimenti sulla rete fissa mantenendone il controllo statale. Questa più che una operazione di mercato è un'operazione di sudditanza.
Come già detto nel nostro scorso articolo la soluzione è solo una:
NAZIONALIZZAZIONE DI TUTTE LE INFRASTRUTTURE STRATEGICHE!
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