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SANITÀ PUBBLICA? A PAGAMENTO

  • Immagine del redattore: Resistenza Popolare
    Resistenza Popolare
  • 12 mar 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Ormai anche la sanità pubblica è a pagamento, quindi non possiamo meravigliarci che quasi 13 milioni di italiani rinuncino alle cure perché impossibilitati a sostenere la spesa.

È il caso dei Pronto Soccorso “a pagamento”, dove se puoi permetterlo, salti la fila e vieni assistito, indipendentemente dalla gravità, prima di chi, pur con un’urgenza maggiore, non può permettersi di pagare.


Ma il caso avvenuto qualche giorno fa a Bergamo ha dell’incredibile: un paziente oncologico e con esami da effettuare nel giro di 3 mesi, data del controllo successivo, esami di routine come mammografia, ecografia e RX, viene prenotato per dicembre 2025, però se si rivolge al privato ed è in grado di sborsare 422 euro la prenotazione è per il giorno successivo.

Tutto questo contraddice in maniera palese la Costituzione Italiana che all’articolo 32 recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”


Se oggi la sanità pubblica versa in queste condizioni è soprattutto perché hanno trasformato le ASL in azienda. Il passaggio da USL a ASL, ovvero da Unità Sanitaria Locale a Azienda Sanitaria Locale, è stato il primo passo per smantellare la riforma sanitaria del 1978, ultima conquista delle lotte della classe operaia.


Trasformare un servizio per i cittadini in “Azienda”, dove il manager è premiato non sulle prestazioni e sulla qualità delle prestazioni effettuate, ma sul risparmio per lo Stato porta inevitabilmente a queste aberrazioni.

Hai bisogno di una visita urgente? Se paghi il ticket tra sei mesi, se ti va bene, però con lo stesso medico puoi farla in intramoenia, ovvero a pagamento, il giorno dopo.

Con questa logica anche i primari dei reparti sono costretti a dimettere pazienti in modo superficiale, senza aver indagato approfonditamente il caso, e infatti sempre più spesso pazienti appena dimessi muoiono immediatamente dopo le dimissioni, altro che negligenza medica.


Questa è una scelta politica voluta da tutti i partiti sia di destra che della cosiddetta sinistra, infatti, non a caso i posti letto negli ospedali sono stati decimati sia dalla destra che dalla sinistra nei governi che si sono succeduti sia a livello Nazionale che Regionale.

Ed è una politica che anche oggi perseguono entrambi gli schieramenti: la sanità è stata messa all’ultimo posto nei finanziamenti del PNRR, dopo anche la differenza di genere.

Però, mentre la sanità viene relegata all’ultimo posto delle priorità di questo governo che gli assegna qualche spicciolo, lo stesso continua a finanziare il Governo ucraino del nazista Zelensky con 5,6 miliardi di euro che si aggiungono alla ormai interminabile lista di aiuti che l’Italia ha dato al dittatore ucraino da Draghi in poi.


Ma oggi, però, altra “urgenza” in materia sanitaria è la riconversione ecologica. Infatti, uno studio pubblicato dalla British Medical Journal, ci dice che il 4,4% delle emissioni di Anidride Carbonica e del riscaldamento globale del pianeta viene dal settore sanità. Il settore sanitario sarebbe il quinto produttore di emissioni di gas serra, produce di rifiuti pericolosi e speciali (13 chilogrammi/letto) e inquinerebbe più del trasporto aereo.

Siamo al paradosso, si mette sullo stesso piano un settore fondamentale per la salvaguardia della salute e della vita dell’uomo con settori voluttuari come il trasporto aereo o quello automobilistico, si paragonano le emissioni delle auto con le emissioni che emette un reparto di rianimazione.


O socialismo o barbarie recita uno slogan, ma mentre il socialismo tarda ad affermarsi, la barbarie corre spedita verso la distruzione della classe subalterna.

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