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Solo l'Occidente conosce la Storia?

  • Immagine del redattore: Resistenza Popolare
    Resistenza Popolare
  • 9 apr
  • Tempo di lettura: 12 min

«Solo l’Occidente conosce la Storia.». Inizia così il delirante e allo stesso tempo lucido paragrafo riguardante l’insegnamento della storia delle Nuove Indicazioni 2025 Scuola dell’infanzia e Primo ciclo d’istruzione Materiali per il dibattito pubblico (1), redatto da una Commissione tecnica per definire le nuove Linee di indirizzo dei nuovi curriculi che saranno proposti dalla Riforma Valditara. Il settore della storia è stato coordinato dall’emerito professore Ernesto Galli della Loggia (2). Potrebbe finire tutto qui, in quanto la frase si commenta da sola, ma il proseguimento di questo documento è ancor più raccapricciante, rappresentando l’inesorabile declino politico e morale proprio dell’Occidente. La sola gravità di questa prima affermazione è sotto gli occhi di tutti, è la chiara prova di tutta l’arroganza suprematista occidentale. È il filo “nero” (3) della tradizione europea, quello razzista, della gerarchia tra i popoli, del modo di produzione capitalista, del colonialismo e dell’imperialismo! È in fin dei conti quella marcia radice piena zeppa di sangue che ha generato il nazifascismo! Nell’attuale momento storico queste parole non sono casuali, ma sono frutto di una scelta, sono la logica conseguenza di sentirsi superiori, di mantenere i privilegi classisti, la ricchezza e il benessere per pochi a discapito dello sfruttamento della stragrande maggioranza della popolazione mondiale, che appunto, secondo lorsignori, non ha avuto neanche la possibilità di conoscere la storia, inferiore culturalmente oltre che materialmente. In nome del profitto, saccheggiando nostra madre Terra, opprimendo da secoli interi popoli e infine soffiando sul pericoloso fuoco della Terza guerra mondiale. Mentre nei discorsi pubblici si citano strumentalmente con meschinità Shakespeare, Cervantes, Cartesio, Spinoza, Hegel, Manzoni, per dirne alcuni, si trascurano sistematicamente i genocidi plurimi di matrice europea e nordamericana, si dimentica e si omette tra le tante orribili nefandezze del fardello dell’uomo bianco, lo sterminio sistematico degli indiani d’America, i gas chimici sui civili etiopi, i campi di concentramento in ex Jugoslavia, nel Lebensraum e un po' in tutto il Terzo mondo, i massacri coloniali in Cirenaica, Algeria, Indocina… l’apartheid in Sudafrica e in USA, le stragi di massa in Indonesia, Cina, Vietnam…, i genocidi in Namibia, Ruanda, America Latina…, le carestie deliberate in Irlanda o nel Bengala, la tratta degli schiavi, lo sfruttamento spietato e omicida nei nuovi mondi conquistati con il ferro e con il fuoco, le guerre umanitarie, la repressione e l’oppressione come status quo nel resto del mondo di proprietà europea, spremuto fino all’osso per ingrassare le élite bianche capitaliste, le borghesie e le multinazionali occidentali. Il genocidio in diretta e in mondovisione del popolo palestinese da parte dei vampiri sionisti è solo l’ultimo in ordine cronologico. Questo è chiaramente un quadro sintetico che potrebbe essere riempito con così tanti dettagli, con così tante ossa dei dannati della Terra da non riuscire a colmare gli abissi dell’Inferno, tanto lunga è la lista dei crimini disumani occidentali. 

Il primo nome ad essere infangato dal documento in questione è quello di March Bloch. Impacchettato e utilizzato come una munizione per la propaganda eurocentrica, tramite una citazione completamente decontestualizzata. L’apologia della storia non ha nulla a che vedere con l’apologia dell’Occidente. «Altre culture, altre civiltà hanno conosciuto qualcosa che alla storia vagamente assomiglia» e qui se il nostro intero continente fosse inghiottito da un buco nero, spazzato via dalla rabbia e dal ressentiment degli sfruttati, sarebbe solo più che giusto, non solo per il male fatto a questo mondo, ma anche per questa pretesa di superiorità morale, che non rispetta il diverso e si erge a pilastro per mantenere in piedi l’ordine mortifero, il privilegio dell’Occidente. Qualcuno ha forse paura di perdere la testa? Di stringere la cinghia? Di vedere un proletario con il fucile in mano portare a giudizio un ricco dinnanzi ad un tribuno della plebe? Il vaso di Pandora non avrebbe potuto contenere tanta superbia! I popoli sfruttati del globo prima o poi romperanno le loro catene e dovete solo sperare che le loro variegate e millenarie culture non contengano simili pensieri! Il piedistallo su cui state, cadrà rovinosamente! Con che faccia tosta e ipocrita parlate di storia e di cultura, mentre tentate di cancellare storie e culture di altri popoli non graditi o scomodi per i vostri affari, con le bombe? La profondità e la ricchezza della cultura e della vita palestinese viene sfregiata, demolita, martoriata quotidianamente da più di 75 anni e ora che rischia di essere completamente cancellata dalla forza bruta della tecnologia militare più barbara e avanzata, non dite niente, ma con un assoluto complesso di superiorità morale e cinismo, parlate con disinvoltura di 800 miliardi per riarmare l’Europa (togliendoli naturalmente a tutti noi,  a sanità, lavoro, scuola, … impoverendo quindi sempre di più le stesse masse popolari europee), non per fermare il genocidio deliberato di un intero popolo sfruttato, ma per far fronte al fantomatico pericolo russo! L’ormai tradizionale e falsa ubriacatura orientalista! Perché una nazione con un territorio enorme, autosufficiente sotto vari punti di vista, sottopopolata e negli ultimi secoli invasa innumerevoli volte da diversi attori occidentali, compreso quest’ultimo conflitto, per quale diavolo di motivo dovrebbe attaccarci? L’Occidente ha cercato a tutti i costi questa guerra per procura, dissotterrando una faccia del nazismo, e dopo averle prese di santa ragione da un esercito che combatteva con le pale e i moschetti zaristi, vuole spingere il mondo giù nel baratro della guerra nucleare! Questa è «la più grande costruzione istituzionale, politica, sociale, economica, degli ultimi 5000 anni realizzata dall’essere umano sul pianeta terra». (4) No, this is only the new great sick! Prono al cospetto del suprematismo a stelle e strisce e al razzismo coloniale sionista. Tre tra i circa mille internati a Ventotene, di cui il più noto già espulso dal PCI nel 1937, scrivono un manifesto per un’Europa imperialista e i guerrafondai nostrani servi della Nato, lo vogliono tramutare nel nuovo vangelo d’Europa, nel nuovo Inno alla gioia. Per noi l’Europa capitalista rimane reazionaria (Lenin), «un aborto dell’imperialismo». (Luxemburg). (5)

Per prepararci alle trincee bisogna partire da lontano, bisogna plasmare le menti, fin dalla più tenera età! Anche la scuola dovrà contribuire a preparare la futura carne da cannone o perlomeno i futuri schiavi salariati al soldo della conversione totale della società in senso bellicista. L’Occidente è l’unica igiene di questo putrido mondo! Questo significa «la Storia consiste nel pensare i fatti»? I giacobini non ci sono più, i bolscevichi nemmeno, il nemico di turno è mutato infinite volte, ora è il mondo intero, uno dopo l’altro chi alza la testa e mette in dubbio la struttura del presente, va fatto fuori. Come al solito forti con i deboli, ma molto deboli con i forti.  Dopo aver sputacchiato delle ovvietà, tra l’altro mai rispettate dalla storiografia egemone, serva e guardiana del sistema d’oppressione e al soldo del potere, il documento in analisi vomita questa dichiarazione simile nella sostanza a quella di un Quisling o di un Göring qualsiasi: «è attraverso questa disposizione d’animo e gli strumenti d’indagine da essa prodotti che la cultura occidentale è stata in grado di farsi innanzi tutto intellettualmente padrona del mondo, di conoscerlo, di conquistarlo per secoli e di modellarlo.» L’onnipotenza occidentale ricolma di sangue e terra rubata ai selvaggi, agli incivili, agli untermenschen, agli animali che abitavano allo stato brado le lande deserte dei quattro continenti, suddivisi per grado d’inferiorità ma perché no, possiamo anche riesumare il sempre verde in certi ambienti concetto di razza. Il riconoscimento della dignità, l’emancipazione, sono solo appannaggio degli occidentali, dei padroni occidentali, degli unici cittadini di diritto.

Erodoto, Tucidide, Tito Livio, Tacito, potevate nominare qualche altro storico classico, no? Profanare qualche altra tomba? Mi sembra di ascoltare l’oratoria mistificatrice di un certo duce che dal balcone di qualche italica piazza piegava la classicità e la storia ai suoi sporchi fini propagandistici e suprematisti. «Noi possiamo guardare con un sovrano disprezzo talune dottrine extraeuropee…di gente che ignorava la storia, con i quali tramandare i documenti della propria vita, in un tempo in cui l’Europa aveva Erodoto, Tucidide e Tito Livio!». (6) Perché solo noi abbiamo storici del calibro di Senofonte e Tacito! Petto in fuori e mascella in alto! Eccolo lo «strettissimo rapporto con la politica». Non è finita, perché ci mancava solo la rivalutazione prettamente positiva della Provvidenza, lasciando nell’ombra una serie non indifferente di effetti collaterali. Per segnalarne solo alcuni la distruzione totalitaria del paganesimo, le crociate, l’inquisizione, la benedizione alle imprese più criminali della storia umana, ecc. «Un fine eminentemente positivo quale la salvezza» perché su questa terra il paradiso non s’ha da fare, noi poveri disgraziati, torturati, schiacciati, subordinati, dobbiamo continuare a servire, a strisciare, a baciare i piedi e attendere la redenzione solamente in un altro mondo, in un al di là da cui nessuno è tornato. Oppio dei popoli, instrumentum regni, ancella fedele del potere, o beata Provvidenza! Continuiamo dalla padella alla brace, «dalla salvezza ultraterrena al fine del progresso.» Questo tipo di laicizzazione nelle tasche di pochi privilegiati che hanno sventrato l’Uomo e la natura in nome del profitto e di un progresso esclusivo per i signori e i potenti. In un binario morto dell’evoluzione umana che giunge fino a noi, minacciando ogni giorno di distruggere tutto.

«Nella cultura dell’Occidente cristiano e laico la storia diviene lo specchio dei progressi dello spirito umano - come appunto s’intitolerà il celebre saggio di Condorcet, vero manifesto dei tempi nuovi inaugurati dall’Illuminismo -. Un progresso, almeno secondo l’autore, destinato ad essere materiale ma insieme e forse ancor più morale, essendo alla fine null’altro che il frutto della sete di conoscenza, di libertà, di emancipazione, a cui la natura ha destinato gli esseri umani. La storia come specchio dei progressi dello spirito umano ma al tempo stesso, necessariamente, anche degli ostacoli che ad esso si frappongono. Dunque strumento principe per la conoscenza dei meccanismi che governano le società, per comprendere come si dispongono gli interessi dei diversi gruppi sociali, che cosa li muove, come essi si muovono entro le reti istituzionali. Per capire altresì come agendo sugli animi le idee suscitatrici di grandi emozioni, di grandi speranze, possono determinare il corso degli eventi.» Non è un caso che il girondino Condorcet fu vittima illustre del Terrore giacobino. L’enciclopedista poi membro degli idéologues, pur riconoscendo i meriti del liberalismo inglese nell’aver assestato un duro colpo all’assolutismo monarchico, si distaccò dalla visione di una gerarchia razzista dell’umanità, guardando oltreoceano per cercare l’eguaglianza. Non più il modello della gloriosa rivoluzione, ma la «felice rivoluzione» americana. I coloni ribelli sono «gli amici della libertà universale» che porranno fine all’abominio della schiavitù. L’illusione svanirà presto e cercherà appigli nella nuova Francia rivoluzionaria, scossa anche nella sua più florida colonia dalla più grande e vittoriosa rivolta di schiavi che la storia umana abbia mai visto, infine gradualmente repressa con ogni mezzo e oggi praticamente lasciata nell’oblio. (7) Il filosofo francese ritorceva contro i coloni schiavisti la loro pretesa superiorità e la loro vile deumanizzazione dello schiavo nero. «Cari amici, benché io non sia dello stesso colore del vostro, vi ho sempre considerati come miei fratelli. La natura vi ha formato per avere il medesimo spirito, la stessa ragione, le stesse virtù dei bianchi. Io parlo qui solo dei bianchi d’Europa; perché, per quanto riguarda i bianchi delle colonie, non vi faccio l’ingiuria di paragonarli a voi […]. Se si andasse a cercare un uomo nelle isole d’America, non lo si potrebbe certo trovare tra le popolazioni di carne bianca.» (8)

La storia occidentale è lastricata di cadaveri delle cosiddette razze inferiori, dallo sfruttamento strutturale dei non occidentali in primis, ma poi anche dei poveri occidentali e di coloro che hanno tentato di emancipare entrambi. Le grandi speranze della democrazia, il progresso liberale, dove hanno condotto l’umanità? Basta utilizzare quello specchio di cui parla Condorcet, nel passato e nel presente, se voi ci vedete uno splendido volto, noi ci vediamo uno zombie mangiato dai vermi! Avete venduto l’anima al diavolo da un pezzo, proprio come Dorian Gray. Sempre se i mari di sangue in nome della libertà di opprimere e del progresso di sfruttare ci permettano di vedere qualcosa. Con il filosofo radicale francese vi chiediamo: «Come osare, senza arrossire, rivendicare queste dichiarazioni dei diritti, questi baluardi inviolabili della libertà, della sicurezza dei cittadini, se ogni giorno ci si permette di violare gli articoli più sacri?» (9) Sete di sangue, libertà per pochissimi oligarchi privilegiati, emancipazione per l’uomo bianco, ariano o indoeuropeo, ormai poco pare cambiare. Conoscere per mantenere, per conservare una democrazia liberale e borghese, che nulla ha di democratico, ma gestisce le vite dei più in maniera totalitaria e dittatoriale, perché il club esclusivo dei diritti è chiuso a chiave, transennato da armi e filo spinato, circondato da muri ed edificato in cima ad una piramide sociale le cui fondamenta sono cimiteri infiniti di schiavi.

Dove sono i diritti umani nelle macerie di Gaza? Tra i corpi martoriati dei bambini? Nella fame asfissiante, nelle epidemie endemiche, nel cannibalismo sociale tra poveri? Nel buio assordante delle miniere di chi rischia la vita quotidianamente per ingrassare qualche porco occidentale? Nella paura, nelle umiliazioni e nei soprusi arbitrari del fuoco cieco della guerra, mattatoio degli inermi? La scienza e la tecnologia tanto intelligenti da confondere continuamente giusto e sbagliato, apparenza e significato, seppellendo montagne di civili? 

Questo e solo questo rimane del presunto primato dell’Occidente. La Storia piegata alla politica, al punto di vista politico del più forte, del vincitore di turno. Non esiste nessun «inappellabile tribunale dell’umanità» che secoli insanguinati dopo ci dica che il torto è stato scambiato per la ragione. Ora esigiamo giustizia e ora la storia intesa in questo documento, è soltanto la storia meglio pagata dai padroni. Non vi bastava insozzare Marx, pure Gramsci utilizzate per i vostri assassini piani reazionari! Gramsci era un materialista storico e dialettico, nulla aveva a che fare con lo storicismo di Croce o di Gentile. Gramsci era un comunista e avrebbe capito brillantemente che questo scritto è solo il frutto della lotta di classe scagliata con sempre più ferocia dall’alto, prodotto di quell’egemonia culturale da lui tanto analizzata.

Tanti giri di parole per dire che l’insegnamento della storia serve a plasmare le coscienze, ad educare le masse ad osservare con i paraocchi e ad agire per compartimenti stagni. Non deve essere nemmeno sognato un altro mondo possibile. Un minimo accenno alla storia delle donne potevate metterlo no? Ah, vero, che i loro peccati le hanno costrette a vivere per millenni, proprio qui in Occidente, praticamente senza storia. Troppo fastidiose quelle streghe, meglio il silenzio assoluto, perché zitta ed ubbidiente, secondo voi, la donna deve stare. Vi manca solo un ultimo scalino: cambiare il nome. Non più storia, ma revisionismo storico. Questa sì che sarebbe sincerità. Immaginatevi un teatro avvolto completamente dall’oscurità. Gli intellettuali organici ben pagati muovono il faro della luce, esattamente e soltanto verso la parte dello spettacolo che vogliono far vedere. Nel chiaroscuro delle contraddizioni però parte del pubblico, parte degli attori, riescono a scorgere le crepe di questa messinscena.  Noi ci schieriamo con chi non conosce la storia secondo i vostri dettami, con quelli a cui è stata tolta con la forza, per rivoluzionare e distruggere l’attuale società, «la più putrida che sia mai marcita sotto il sole». (10) Noi siamo i pezzenti della penna, traditori e nemici delle classi sfruttatrici, che vogliamo costruire collettivamente un mondo diverso nei fatti, praticando realmente le belle parole sull’eguaglianza, la giustizia sociale, la libertà, che continuano da secoli a rimanere sulla carta o a vagare sparse tra i venti liberali.

Perché dunque si studia la storia? (Titolo del documento in esame criticato) Non certo per affermare che è una conoscenza esclusiva dell’Occidente. Sicuramente invece per sapere che Auschwitz è stata liberata dall’Armata Rossa e non dai carrarmati nordamericani, per gridare con forza che è una completa menzogna proclamare che in Europa siamo in pace da 70 anni, per comprendere che paragonare Hitler al nemico del momento dell’Occidente è un’operazione subdola e meschina che con lo studio della storia non dovrebbe avere nulla a che fare e quindi paragonare l’attuale conflitto russo-ucraino a ciò che ha fatto il nazifascismo nella Seconda guerra mondiale è pura propaganda ideologica. 

«Lo storico è, dunque, un individuo. Come tutti gli individui, egli è anche un fenomeno sociale, il prodotto, e, nello stesso tempo, l’interprete più o meno consapevole della società a cui appartiene: è in questa veste che egli si accosta ai fatti del passato. Talvolta parliamo del corso della storia come di un “corteo in cammino”. Non è una brutta immagine, a patto che non induca lo storico a vedersi sotto forma di un’aquila che guardi la scena da una roccia solitaria o come un personaggio importante sul podio. La realtà è ben diversa! Lo storico è semplicemente una figura oscura tra le tante che arranca in un altro settore del corteo. E mentre questo si svolge, piegando ora a sinistra e ora a destra, e talvolta ripiegando su se stesso, le posizioni relative dei vari settori mutano continuamente, cosicché si potrebbe benissimo dire, per esempio, che oggi siamo più vicini al Medioevo di quanto fossero i nostri bisnonni un secolo fa, o che l’età di Cesare ci è più vicina dell’età di Dante. Via via che il corteo avanza appaiono di continuo nuovi panorami, nuovi angoli visuali. Lo storico è parte della storia. L’angolo visuale da cui egli guarda il passato è determinato dalla posizione che egli occupa nel corteo.» (11)



1. Si veda

in particolare pp.68-70. Tutte le citazioni del

documento si trovano in queste tre terribili pagine. Qui sono presentate in corsivo senza riferimento a note a piè di pagina.

  1. Per chi non conoscesse quest'intellettuale organico del grande capitale, si veda

3. Riferimento a R. Sidoli, D. Burgio e L. Leoni, Pitagora, Marx e i filosofi rossi, Milano, Editrice Aurora, 2015

  1. Si veda

  1. Si veda

6. Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

7. Si veda per un approfondimento

  1. Losurdo Domenico, Controstoria del liberalismo, Bari-Roma, Gius. Laterza & Figli, 2021, pp. 166-167. Per un approfondimento si veda ibid., pp.133, 136-137, 163. L'intero testo è fondamentale per comprendere la teoria, la pratica e la storia del liberalismo.

  2. Ivi, pag.142

  3. Césaire Aimé, Discorso sul colonialismo. Seguito dal Discorso sulla negritudine, Verona, ombre corte, 2020, pp.77

  4. Carr E. H., Sei lezioni sulla storia, Torino, Einaudi, 2021, pag.41

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