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SULLE PRESIDENZIALI STATUNITENSI

  • Immagine del redattore: Resistenza Popolare
    Resistenza Popolare
  • 7 nov 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Quando si parla degli Stati Uniti, occorre sapere che il Presidente non dispone di un potere assoluto nella gestione del potere politico, anzi spesso è in balìa di un Deep State controllato da poche migliaia di persone, ben organizzate.

I Democratici sono sempre stati, fin dalla loro nascita, una "sinistra" imperialista che ha difeso e sostenuto la costruzione del più vasto impero globale mai costruito nella storia dell'umanità. I Repubblicani sono stati altrettanto imperialisti e anticomunisti, cessando di avere un ruolo progressivo alla fine degli anni '60 del XIX secolo. Da allora la maggior parte dei Presidenti è stata espressione di oligarchie aristocratico-borghesi o massoniche (tutti i presidenti da Washington a Truman) o di organizzazioni internazionali che ne controllavano l'operato.

Che ci sia un'élite oligarchica e borghese al potere negli USA non è un mistero. Lungi dall'essere una democrazia, gli USA rappresentano l'essenza del totalitarismo "liberale", ossia di un bipolarismo che mantiene la dialettica fermamente ristretta alle rappresentanze "illuminate" della borghesia e dell'alta nobiltà.

I maghi delle élite sono riusciti a controllare e pilotare il dibattito su argomenti e candidati già predefiniti, trasformando attori in presidenti (ogni riferimento a Reagan e Zelensky è voluto).

Rispetto ad ogni membro del Partito Democratico degli ultimi decenni, il "nuovo ricco" Trump, grazie alla propria relativa autonomia economica, è un personaggio apparentemente esterno all'élite esistente, la quale ha fino ad ora risposto all'ascesa del mondo multipolare con il lancio della terza guerra mondiale (amministrazione democratica). Con i Democratici sarebbe proseguita la guerra in Ucraina e in Medio Oriente.

Se Trump risolve la crisi ucraina arrivando ad un accordo con la Russia, avrà fatto una cosa buona. Se migliorerà le relazioni con la Cina potrà lavorare ad un accordo per risolvere le tensioni in Medio Oriente.

Speriamo nella prima, molto difficile la seconda. Con Trump l'imperialismo non finirà, sia perché lo stesso Trump non intende certo smobilitare l'impero, bensì rilanciarlo per combattere direttamente il vero nemico strategico (la Cina), sia perché le strutture imperialiste sono ormai transnazionali, e non saranno smobilitate da nessun decreto presidenziale, ma solo dalla forza della rivolta.

La speranza è che Trump mantenga la parola data di non avviare nuove guerre e di lavorare effettivamente ad una de-escalation internazionale, riconoscendo la necessità di avviare un dialogo ed una collaborazione maggiore con i BRICS nella risoluzione delle questioni internazionali.

C'è però da farsi poche illusioni. L'auspicio è che il popolo statunitense possa svegliarsi dal torpore del regime e contribuire con le organizzazioni comuniste e rivoluzionarie del paese a rafforzare su scala nazionale un'alternativa politica antimperialista e socialista.

Ulteriore auspicio è che anche in Italia si rafforzi il percorso di ricomposizione politica e sociale attorno ad un chiaro progetto che ponga il nostro Paese fuori dalla servitù ai circolini di Washington e Bruxelles. L'Italia ha un futuro solo se caccia tutte le basi americane dal nostro suolo e svolta verso un cambio di sistema.





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